Uno, nessuno e centomila – Luigi Pirandello.
Introduzione di Luigi Lunari.
Vitangelo Moscarda – il protagonista di «Uno, nessuno e centomila» – è un signore tranquillo, ed è nella tranquillità di un mattino, mentre si guarda allo specchio, che la moglie gli fa notare che il suo naso pende verso destra. Da questa scoperta, da questo disvelamento di un aspetto di sé sconosciuto, Moscarda prende coscienza del fatto che gli altri lo vedono in modo diverso da come lui crede di essere. Ma non è che l’inizio; scoprirà infatti che agli sguardi altrui non appare come uno solo, con una propria identità; esistono tanti Moscarda quante sono le persone che si trova di fronte. È questo il nucleo narrativo dell’ultimo romanzo di Luigi Pirandello scritto nel 1926, costruito su un incalzante monologo interiore del protagonista, di cui il lettore segue il flusso dei pensieri che man mano crescono in intensità drammatica. Infatti, una volta acquisita la consapevolezza di essere uno, nessuno e centomila, Moscarda si diverte a giocarci su, assumendo di volta in volta atteggiamenti opposti a quelli che gli altri si aspetterebbero. Ne nascono gustose scene pervase da un’ironia a volte caustica a volte dolente, ma il gioco finisce presto nella rovinosa caduta di Moscarda verso la dissoluzione psicologica del suo Io, teso nello slancio di fondersi con le cose, con la natura. Si fondono in questo romanzo di Pirandello i temi a lui più cari che trovano qui la loro sintesi più alta: la formazione dell’identità, il conflitto tra l’io e la società, l’essere e l’apparire.
101846 Uno, nessuno e centomila – Luigi Pirandello.
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