Mio Figlio Ferroviere – Ugo Ojetti. Collana Il Bosco volume 35.
Una città di provincia, negli anni intorno al 1920, è il luogo di questa divertente vicenda: una satira in punta di penna, narrata con garbato umorismo, delle lotte ideologiche e sentimentali del primo socialismo. Nestore, figlio di un vecchio medico liberale, sceglie la causa della rivoluzione rossa, e quindi il mestiere di ferroviere. Dai treni al Parlamento il passo sarà breve: ecco Nestore deputato, ecco le piccole risse politiche, le manovre di corridoio, e infine i petardi e le bastonate degli squadristi. Sovversivi e borghesi, bandiere e fiaschi di vino si scontrano nel clima agitato del dopoguerra, in un ambiente provinciale corrotto ma in fondo bonario, percorso ugualmente dai fremiti anarcoidi e dai sospiri amorosi della signora Cencina. Torna così d’attualità – con un sapore quasi “doncamillesco” – questo racconto di Ojetti spregiudicato e ironico, ritratto di un’Italia cordiale e sanguigna, così simile ancora a quella d’oggi. Una storia e un Paese in cui il lettore non faticherà a riconoscersi.
Libro Mondadori, 1958.

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