La Bistenta – Fortunato Pasqualino.
Tre godevano fama di avere la coda, nella valle, i gemelli Pusterna e Feliciano. Gli altri erano e si riconoscevano normali; e, davanti alle prove che richiedevano superiore forza di braccia, di spalle o di testa, dicevano, come si dice ancora dalle nostre parti: “Credete che abbia la coda?” e umilmente si ritiravano. Un quarto c’era, di Val di Noto, ma s’era presa l’ernia, nel caricare sulle spalle mezza salma di grano, ed era stato deriso e svergognato. Chia aveva la coda, infatti, oltre a essere due, tre e perfino cinque volte più forte di un uomo, non soffriva di niente, nemmeno della malaria. La coda era un dono di natura. Di solito non richiedeva che uno avesse altro segno d’animale, fuorché una piccola protuberanza e un mazzetto di setole nel didietro, fin dalla nascita. Capitò ad Agrigento che un tale avesse, oltre alla coda, ciò che non deve dirsi, d’asino. Non c’era per lui donna adatta. Ci sarebbe voluta la regina Giovanna. Era disperato. Finché non trovò pace in un convento, dove chiuse per sempre sotto il saio la sua grossa vergogna naturale.

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